“Ghost mi ha insegnato cos’è l’amore. Se n’è andato in punta di piedi e mi ha lasciato la cosa più bella che aveva: la sua anima”

Tutti lo conoscevano. Lo vedevano spesso nelle vicinanze della città. Veniva a cercare da mangiare nei cassonetti e poi spariva. Lo chiamavano Ghost, il cane fantasma. Era bianco, ma il suo era un bianco sporco. non aveva un occhio ma da lontano non si vedeva. Dovevi avvicinarlo per vedere meglio ma lui non si faceva avvicinare. Zoppicava con una zampa. Probabilmente una ferita vecchia, una frattura, un osso che si era saldato male.

Ghost non si fidava degli uomini e probabilmente aveva buone ragioni per non fidarsi. Tutti lo conoscevano, tanti parlavano di lui ma nessuno era riuscito a fotografarlo o ad avvicinarlo. Non veniva vicino nemmeno se avevi del cibo. Dovevi lasciarlo per terra e poi andare via. Lui non si faceva fregare. e non vedeva che salivi in macchina e te ne andavi non andava a prendere quello che gli portavi da mangiare.

Sul corpo si vedevano i segni delle battaglie. Probabilmente doveva combattere spesso con gli altri cani randagi per difendere il suo territorio. Io avevo pensato varie volte a prenderlo e cercargli una casa. Non l’avrei potuto tenere perché viaggiavo molto per lavoro ma conoscevo una o due persone che l’avrebbero potuto ospitare a casa loro finché gli avrei trovato una famiglia adottiva.

Ma Ghost era diffidente. Non so quanti anni poteva avere ma dovevano essere tanti. Le stagioni si susseguivano e Ghost sempre in quella periferia di città rimaneva. Io cercavo sempre di andarlo a trovare… ma negli ultimi giorni quando fischiavo lui non si faceva più vedere. Ho pensato che qualcosa di grave gli fosse successo.

Ho cominciato a fare il giro della zona… e l’ho trovato. Stava su un mucchio di immondizia. Era debole… non riusciva nemmeno ad alzare la testa. Mi sono avvicinato e stavolta lui non è corso via. Era arrivato alla fine dei suoi giorni. L’ho preso in braccio e l’ho portato dal veterinario che mi ha confermato quello che io stavo sospettando. Ghost stava morendo… aveva circa 16 anni e il suo corpo non ce la faceva più.

L’ho portato a casa mia e ho chiamato al lavoro. Dovevo partire in un viaggio ma ho annullato tutto. Volevo stargli accanto fino alla fine. Mi sono messo accanto a lui, accarezzandolo lentamente sulla testa. Ghost mi lasciava fare. Sembrava godersi quelle carezze… le aveva aspettate una vita intera. Si stava riempiendo il cuore dell’amore che aveva tanto desiderato e tanto temuto. Ricaricava le sue batterie prima del lungo viaggio che lo aspettava. Una settimana dopo si spense tra le mie braccia. Mi aveva concesso l’onore di accompagnarlo sul suo ultimo viaggio. Ho pianto tanto… ho pianto per lui che non aveva potuto vivere una vita migliore. Ho pianto per me che sentivo di aver perso una parte di me. Ho pianto per tutti quei Ghost che stanno ancora sulle strade, invisibili agli occhi dei tanti.

Ghost non c’era più. Ma la sua anima pura da allora mi accompagna ogni giorno. E appena mi sentirò pronto cercherò un altro Ghost e lo porterò a casa. Stavolta non mi lascerò sfuggire la possibilità di regalare una vita degna a un’anima pura… e i miei viaggi non saranno un impedimento…

Grazie e buon viaggio sul ponte dell’arcobaleno Ghost!

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