Dal veterinario ci sono volute 3 persone per reggerlo. Sapeva di morire e il suo sguardo sarà per sempre il mio inferno

Non cerco perdono e nemmeno conforto. So quello che ho fatto e soffro. Potete maledirmi e infierire. Ma questo non cambierà le cose. Né per me né per Buck. Ma voglio raccontarvi quello che è successo a noi per farvi capire che la fine di un cane meraviglioso è cominciata il giorno in cui è stato abbandonato. Mi sono illuso di poterlo salvare e ho illuso anche lui. Ma non sono riuscito a cambiare il corso degli eventi.

Tutto è cominciato in una giornata bellissima d’autunno. Io e mia moglie avevamo deciso di prendere un cane. Non avevamo figli e l’idea di avere 4 zampette per casa ci piaceva molto. Avevamo orari molto flessibili al lavoro e il cane non sarebbe dovuto rimanere molto tempo da solo a casa.

Ed eccoci all’interno del rifugio. Il funzionario ci ha domandato cosa cercavamo. Mia moglie mi ha guardato. Ne avevamo parlato. Volevamo una femmina, possibilmente cucciola, di taglia media. Andando nella sala d’attesa, abbiamo visto all’interno di una stanza una gabbia e dentro c’era un cane. Un pitbull. Era triste… terribilmente triste. Lo sarei stato anch’io in quella situazione.

Abbiamo domandato perché quel cane stava lì. Ci hanno detto che era il prossimo nella lista d’attesa per essere soppresso. Era un caso difficile. Abbandonato da piccolo ha vissuto in strada per circa un anno. Gli umani l’hanno colpito, gli hanno provocato sofferenze inimmaginabili e l’hanno deriso. Questo gli ha modificato, in qualche modo il suo carattere. L’esperto comportamentista l’aveva dichiarato “un caso difficile”. E i “casi difficili” non vengono adottati.

È stato quello il momento in cui io e mia moglie abbiamo deciso. Lo volevamo. Qualcosa nel suo sguardo ci chiamava. E Buck è uscito con noi dal canile, quello stesso giorno. A casa si è dimostrato dolcissimo. Abbiamo anche contattato un educatore cinofilo per insegnarci a gestirlo. Tutto andava alla grande.

Sono passati 3 anni. Tre anni meravigliosi. Buck era bravissimo e paziente con i bambini. Non ha mai dato segni di aggressività né con gli umani né con gli altri animali. Fino a quella maledetta sera. Stavamo dormendo e Buck, come sempre, dormiva in mezzo a noi, abbracciato a mia moglie. All’improvviso, ha fatto uno scatto e ha afferrato il volto di mia moglie con i denti. Mi sono svegliato per le sue urla. Ho messo 20 minuti per fargli aprire la bocca. Poi di corsa all’ospedale. Fortunatamente non ha strappato la carne e i medici ci hanno detto che in 2 o 3 mesi si vedranno solo piccole cicatrici.

Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di richiamare un addestratore. Con pazienza e gentilezza l’uomo ha fatto del suo meglio. Ma dopo 2 mesi Buck ha di nuovo morso mia moglie al braccio. Si è avvicinato da dietro mentre lei guardava la TV e l’ha morsa al braccio. E quando ho provato a staccarlo da lei si è girato e ha morso anche me. Dopo altri due episodi così e altri 3 tentativi per addestrarlo, ci siamo arresi. L’ospedale aveva segnalato gli episodi e ci è arrivata una lettera in cui eravamo sollecitati a consegnare il cane al canile per essere soppresso o a provvedere noi stessi a fargli l’eutanasia presso lo studio di un veterinario.

Non ho potuto fare nulla… e ho deciso di farlo io… L’ho portato al veterinario e nel giro di pochi minuti Buck aveva smesso di respirare. Mi sentivo male… pensavamo di poterlo salvare ma il male che gli è stato fatto quando era piccolo ha avuto il sopravento. Un pezzo di me è morto insieme a lui. L’avevo tradito, illuso… e abbandonato… di nuovo.

Racconto tutto questo perché la gente deve capire che le cose che un animale vive quando è ancora un cucciolo lo modellano per la sua intera vita. Alcuni riescono a dimenticare ma altri no… e per colpa nostra, degli umani, loro pagano con la vita. A me le autorità non hanno lasciato scelta… a lui non hanno lasciato una via di scampo…

Ricordatevi tutto questo quando prendete un cane… dategli solo amore e vi ripagherà allo stesso modo!

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