Il veterinario trascorre i suoi fine settimana sterilizzando e castrando gratuitamente, tutto grazie al suo cane

Andrew Kaplan è un veterinario dell’ “Upper West Side” di New York. Considerato uno dei migliori sulla piazza, lavora per le famiglie più facoltose. Ma, nei fine settimana, si dedica ai randagi e ai cani di famiglie poco abbienti. Questa sua missione è iniziata grazie a un cane di nome Toby.

Anni fa per caso Andrew si trovava nel canile della sua città, era stato convocato per delle pratiche burocratiche. Era in attesa dell’arrivo del direttore e per ammazzare il tempo decise di farsi un giro nella struttura. E così vide Toby, un cane che si trovava lì perché considerato pericoloso e non-adottabile. La verità era ben diversa.

Venne a sapere da un dipendente del canile che il piccolo Toby (aveva solo 3 mesi), il giorno dopo sarebbe stato soppresso. La verità era ben diversa. I cani venivano soppressi per arginare il problema del sovraffollamento.   Rimase allibito perché non riusciva a vedere nulla di pericoloso nello sguardo di quel cucciolo. Subito prese la situazione in mano e si rivolse all’Animal Care and Control di New york per salvarlo.

Gli fu concesso di adottarlo anche se era considerato un cane pericoloso, in quanto lui era un veterinario e sarebbe stato in grado di gestirlo. Toby e Kaplan hanno passato 13 anni insieme. Purtroppo Toby è morto lasciando un grande vuoto. Nel 2009, in onore del suo adorato cane, il dottor Andrew ha lanciato un progetto chiamato il Toby Project.

Ogni fine settimana la sua clinica mobile con un team di veterinari e chirurghi si reca nei quartieri più disagiati della città per sterilizzare cani e gatti. Tutto questo ha lo scopo di far diminuire le soppressioni nei canili.

I residenti di questi quartieri lo considerano un eroe. La clinica mobile non si occupa solo delle sterilizzazioni ma anche di cure di altro genere. Andrew dichiara che sta facendo solo il suo dovere e che l’arrivo di Toby nella sua vita non è avvenuto per caso. Lo ha svegliato dal torpore di indifferenza in cui era finito. Per lui adesso è diventata una vera e propria missione.

Le sue parole:

“Mi fa male sapere di tutti questi animali che stanno morendo nei rifugi perché non hanno una casa. Se posso fare qualcosa devo provare”.

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