Collassa a terra dopo aver trasportato centinaia di turisti sotto il sole cocente, il veterinario dice che il cuore non ha retto lo sforzo. Firmate la petizione per fermare lo sfruttamento degli elefanti.

L’ultima vittima della sfruttamento di elefanti si chiama Sambo, un elefantessa di circa 40 anni che lavorava per la compagnia Angkor Elephant Company dal 2001, in Cambogia.

Molti di questi elefanti vengono utilizzati come attrazioni turistiche e trasporto per turisti, fanno una vita davvero triste, vengono trattati male e messi a lavorare in condizioni estreme, sotto il sole cocente, senza riposo se è necessario. Gli elefanti sono animali possenti ma pur sempre esseri viventi che hanno bisogno di riposo e di energia.

La povera elefantessa è collassata a terra un giorno particolarmente caldo, aveva trasportato due turisti separatamente in un tempio famoso per essere parte di antiche rovine. Ad un certo punto il cuore di Sambo non ha retto più, l’animale è collassato nel cammino ed è rimasto senza vita per un infarto. Il veterinario che è stato chiamato sul posto ha affermato che l’infarto è arrivato a causa della fatica unita al caldo, anni di fatiche si sono concluse com’era ovvio, con la morte del povero animale.

elefantessa sambo 1

Adesso è stata aperta una petizione per mettere fine allo sfruttamento degli elefanti, la petizione ha raggiunto le 48 mila firme in sole 48 ore dalla divulgazione della notizia della morte di Sambo, chiediamo aiuto a tutti gli interessati, firmate la petizione e condividete, affinché tutto questo venga fermato.

Lo sfruttamento di elefanti no avviene solo tramite il loro utilizzo per trasportare turisti, e non solo in Cambogia o Thailandia, avviene in tutto il mondo, nei circhi o in altre attrazioni, cosi come lo sfruttamento di centinaia di specie di animali. Potrà sembrare che firmare petizioni non sia un grande aiuto ma non è cosi, attraverso questo metodo pacifico si è arrivati a cambiare già molte cose a favore dei diritti degli animali quindi aiutateci firmate e condividete, un po’ alla volta si può cambiare tutto.

 

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